Il progetto di Anna Maria Pecci, curato da ARTECO, si è proposto come pratica formativa e artistica a sfondo sociale: attraverso un iter partecipativo ha inteso facilitare l’accesso e la fruizione dell’arte contemporanea a persone in condizioni di marginalità, disagio o svantaggio sociale e/o psicofisico, proponendo allo stesso tempo a giovani artisti un’esperienza che ha permesso loro di creare sinergie vantaggiose in diversi ambiti del contesto urbano e sostenere e promuovere, in modo innovativo, l’eccellenza e la creatività artistica giovanile. L’arte di fare la differenza ha, inoltre, avuto l’obiettivo di implementare l’impegno del Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET) in materia di accessibilità e mediazione culturale attraverso la valorizzazione dei patrimoni: le sue collezioni sono state assunte come pretesti, “luoghi” e strumenti per (far) riflettere sulle dinamiche di inclusione ed esclusione sociale e culturale attraverso i linguaggi dell’arte in una prospettiva che mette in relazione storia dell’arte, antropologia fisica e culturale/museale, pedagogia sociale.
L’iniziativa ha creato opportunità di accesso e partecipazione attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, offrendo confronti e ulteriori sfide da affrontare in maniera partecipata. Gli artisti outsider e i giovani artisti, coinvolti nelle due edizioni di progetto, si sono accostati ad un patrimonio sommerso, scoprendo situazioni complesse e nuovi punti di vista. ARTECO li ha accompagnati in questo percorso, accogliendo favorevolmente i principi della progettualità partecipata e incoraggiando il dialogo con altre discipline, quali l’antropologia museale, culturale e fisica, e con specifiche istituzioni che operano nel sociale (i centri diurni e le comunità per disabili, i dormitori, i centri di permanenza temporanea…), nella convinzione che sia essenziale affermare l’importanza dei linguaggi artistici come fonte d’innovazione e perfezionamento della società.
Nel riconoscere che lo sguardo antropologico sorveglia e “incornicia” il territorio dell’Art Brut, si è così prospettata l’opportunità, e la sfida, di provare ad uscire da tale cornice, e dalle mura del Museo, adottando uno sguardo obliquo in grado di attraversare e mettere in relazione i campi dell’arte e dell’antropologia – al di là dei confini e degli specialismi disciplinari che li delimitano – sul territorio urbano. Disancorare gli oggetti della collezione di Art Brut dalla posizione fissa e statica che occupano, a favore di una prospettiva che privilegiasse il loro ruolo di “mediatori di relazioni”, è parso potesse facilitare una riflessione sulle dinamiche di inclusione ed esclusione sociale e culturale attualmente in corso nella società, in una traslazione di significati che passa dagli oggetti ai soggetti, e in una trasversalità di valenze artistiche, culturali, sociali, educative. Arte e antropologia si trovano dunque “alleate”, in questo progetto, nel tentare di comprendere dinamiche sociali dall’interno, mentre realizzano opere in rapporto a luoghi specifici mettendo in primo piano le relazioni fra persone [Anna Maria Pecci, in L’arte di fare la differenza. The art of making the difference, Torino 2012].
Il progetto si è sviluppato in due edizioni, entrambe strutturate in tre parti: un percorso partecipato che ha condotto alla produzione di opere di arte relazionale successivamente esposte in mostre, accompagnate da momenti di incontro con il pubblico, e una giornata di studi con ospiti internazionali dedicata ad approfondire le tematiche prese in esame.
Prima edizione | 2012
Il progetto ha impegnato 15 attori di progetto, tra cui giovani artisti, artisti outsider, antropologi culturali ed educatori, in un processo partecipato di arte relazionale. In un articolato percorso interdisciplinare di formazione e produzione condivise, i partecipanti sono stati affiancati da storici dell’arte, antropologi ed educatori professionali nella realizzazione di 5 opere nate dall’incontro con le collezioni etnografiche e di Art Brut del MAET. Il confronto con questo patrimonio – appropriato e re-intepretato alla luce delle esperienze degli artisti e di personali vissuti di marginalità e disagio – ha attivato pratiche collaborative di creazione artistica intesa come processo e mezzo di empowerment culturale. Le opere sono state esposte in 5 mostre diffuse sul territorio torinese (dal 20 ottobre al 20 novembre 2012), e accompagnate da momenti laboratoriali e di incontro rivolti ai cittadini.
Autori: Simone Bubbico, Caterina Cassoni, Marcello Corazzi, Ario Dal Bo, Michela Depetris, Cheikh Diop, Mirko Dragutinovic, Giulia Gallo, Virginia Gargano, Daniela Leonardi, Isabella Mazzotta, Enrico Partengo, Marius Pricina, Beatrice Rosso, Arianna Uda.
. 14 dicembre 2012 | L’Arte di fare la differenza – Giornata internazionale di studi | Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino
Relatori: Ivan Bargna, Fiorella Bassan, Simona Bodo, Fabio Cafagna, Andrea Caretto e Raffaella Spagna, Erika Cristina, Eva di Stefano, Gustavo Giacosa, Piero Gilardi, Francesca Gobbo, Laurie Kalb, Vito Lattanzi, Gianluigi Mangiapane, Silvia Mascheroni, Nicola Mazzeo, Anna Maria Pecci, Lucienne Peiry, Cesare Pietroiusti, Valentina Porcellana, Maria Teresa Roberto, Arnd Schneider, Vincenzo Simone, Tea Taramino, Elena Volpato, Beatrice Zanelli.
A conclusione del progetto, sono stati editi una pubblicazione dedicata al progetto annuale e un volume teso a illustrare le modalità di contaminazione fra arte contemporanea, antropologia ed educazione:
G. Mangiapane, A. M. Pecci , V. Porcellana (a cura di), Arte dei margini. Collezioni di Art Brut, creatività relazionale, educazione alla differenza, Franco Angeli 2013 con contribuiti di Simona Bodo, Barbara Bruschi, Fabio Cafagna, Erika Cristina, Sabina Giorgi, Silvia Mascheroni, Lucienne Peiry, Lucia Portis, Emma Rabino Massa, Davide Tabor, Tea Taramino, Beatrice Zanelli.
Seconda edizione | 2013-2014
La seconda edizione si è posta in un rapporto di continuità generativa e “cumulativa” con la precedente: trasferibilità e replicabilità di metodo, strumenti, contenuti e risultati del primo progetto hanno consentito rinnovamento e implementazione dei punti di forza, trasformando in risorse le criticità emerse nella precedente edizione. Il progetto L’arte di fare la differenza II si è composto di un laboratorio di formazione interdisciplinare che ha condotto alla produzione di 3 opere condivise e co-autoriali, successivamente esposte in una mostra (15 maggio – 8 giugno 2014) presso Palazzo Barolo e un convegno internazionale e workshop, che hanno riunito gli attori di progetto, gli esperti, i decisori politici e gli amministratori delle istituzioni locali coinvolte, al fine di restituire i risultati del progetto mettendolo in relazione con la più ampia comunità di pratiche dell’arte partecipativa e relazionale.
Artisti: Laura Biella, Gaetano Carusotto, Lia Cecchin, Corina Cohal, Ernesto Leveque, Maya Quattropani
. 26 maggio 2014 | L’Arte di fare la differenza – Convegno internazionale | Palazzo Barolo, Torino
Relatori: Maria Sol Alvarez, Simona Bodo, Laura Biella, Fabio Cafagna, Gaetano Carusotto, Lia Cecchin, Corina Cohal, Anna Detheridge, Massimiliano Gioni, Lisa Inckmann, Christina Kreps, Ernesto Leveque, Gianluigi Mangiapane, Teresa Maranzano, Silvia Mascheroni, Giuditta Nelli, Anna Maria Pecci, Mattia Pellegrini, Annalisa Pellino, Maya Quattropani, Anne-François Rouche, Margherita Sani, Catterina Seia, Tea Taramino, Bianca Tosatti, Beatrice Zanelli.
. 27 maggio 2014 | L’Arte di fare la differenza – workshop a porte chiuse | PAV, Parco Arte Vivente – Centro Arte Contemporanea TorinoA conclusione della seconda edizione di progetto, sono stati editi una pubblicazione dedicata al progetto annuale e un volume sulla frontiera tra inside e outside.
Anna Maria Pecci (a cura di), A (quale?) regola d’arte. Contributi sulla frontiera tra inside e outside, formato ebook Prinp editore, Torino 2016 con contributi di Fiorella Bassan, Rosa Boano, Simona Bodo, Anna Detheridge, Eva di Stefano, Gustavo Giacosa, Gianluigi Mangiapane, Teresa Maranzano, Silvia Mascheroni, Nicola Mazzeo, Anna Maria Pecci, Annalisa Pellino, Cesare Pietroiusti, Emma Rabino Massa, Anne-Françoise Rouche, Arnd Schneider, Tea Taramino, Beatrice Zanelli; e due videointerviste a Massimiliano Gioni e Christina Kreps.
HELENA HLADILOVÁ / La montagna che vide...
Sabato 29 aprile, alla Pinacoteca G.A. Levis di Chiomonte, apre al pubblico la mostra personale dell’artista Helena Hladilová, La Montagna che {...}
SILVIA MARGARIA / Spazi neonati
Nell’ambito di Spazi Neonati, progetto di umanizzazione degli spazi di relazione del reparto di Terapia Intensiva Neonatale Clinica della Struttura {...}
OGR / PERCORSI EDUCATIVI
Da ottobre 2021 ARTECO collabora con OGR – Officine Grandi Riparazioni realizzando attività educative rivolte a pubblici differenti, {...}