Mai Visti e Altre Storie è un progetto che valorizza le collezioni (opere, pratiche e saperi) e gli autori torinesi e piemontesi di Arte Irregolare* (storicamente definita come Art Brut e più di recente Outsider Art), che rappresentano un patrimonio artistico e culturale inconsueto e a rischio di dispersione. Ha come fine la successiva apertura di un centro sperimentale permanente e si offre come occasione per riflettere sulla permeabilità dei confini tra normalità e marginalità, tra arte outsider e pratiche artistiche riconosciute. Nasce dall’interesse per il consistente patrimonio relativo all’Art Brut presente sul territorio cittadino e raccolto in collezioni storiche (Museo di Antropologia ed Etnografia del Polo Museale Universitario), cui si aggiungono collezioni più recenti, in ombra, costituite da opere irregolari di autori del presente conservate presso l’ASL TO3 (opere dagli anni ’60 realizzate nell’ex Ospedale Psichiatrico di Collegno), e il Servizio Disabili della Città di Torino (di cui fanno parte anche collezioni private di cooperative, associazioni e singoli).
Dal 2021 Mai Visti e Altre Storie con il progetto espositivo Metrolight, trova sede nei pannelli della fermata Bengasi della Metropolitana di Torino.
Per accendere una luce sui giacimenti di pitture e disegni, originali e preziosi, realizzati da autrici e autori che si esprimono attraverso singolari forme d’arte. Donne e uomini, talvolta fragili, che con le loro opere ci aprono le porte verso mondi sconosciuti e poetici.
ARTISTI 2022
Alberto De Luca
Lavora principalmente su carta, anche di recupero, saturando lo spazio del foglio con figure reiterate con variazioni minime e progressive, spesso usando un solo colore e creando una fitta sovrapposizione di segni e linee che danno luogo a composizioni seriali fatte di leggerezza e modularità. Ha partecipato a diverse collettive, le sue opere sono esposte nella pinacoteca del Centro Arte Singolare e Plurale e conservate nell’Archivio Mai Visti della Città di Torino.
Antonino Mancuso
Il suo percorso formativo si svolge in Italia iniziando ad apprendere le tecniche grafiche e pittoriche. In questa attività dimostra un’abilità innata e spontanea nel rappresentare le immagini fantastiche con notevoli capacità grafico pittoriche. “…opere che nella loro figuratività ingenua e, al contempo, ossessiva, raffinata e ricercata assumono valore estetico al di là della condizione propria dell’artista diventando elementi di un racconto sulla condizione comune a noi abitanti della contemporaneità.” (Roberto Mastroianni) Ha partecipato a diverse collettive, le sue opere sono esposte nella pinacoteca del Centro Arte Singolare e Plurale e conservate nell’Archivio Mai Visti della Città di Torino.
Massimo Turato
Con un segno netto, essenziale e con rari ripensamenti, predilige disegnare, con pennarello nero, vedute cittadine e soprattutto monumenti a testimonianza dei viaggi per il mondo o delle passeggiate torinesi con il padre.”Il lavoro di Turato comincia laddove la mente perderebbe ogni cosa; il segno grafico a pennarello dei suoi disegni ci racconta la sua volontà, meglio necessità, di tradurre in astratta bidimensionalità, il mondo vissuto nei suoi viaggi in giro per il mondo. Case. Piazze. Chiese. Grattacieli.” (Diego Pasqualin) Ha partecipato a diverse collettive, le sue opere sono esposte nella pinacoteca del Centro Arte Singolare e Plurale e conservate nell’Archivio Mai Visti della Città di Torino.
Giuseppe Iurmanò
Disegna a biro di preferenza macchine, moto e altri veicoli o i compagni, sono fitti grovigli di segni ripetuti e sfalsati, trame nere, blu e nere, nero e arancio realizzati con insistenza e dedizione, quasi sempre fronte e retro il foglio. Texture che possono sembrare progetti per trine e arazzi contemporanei oppure mappe di percorsi e traiettorie. Ha partecipato a diverse collettive e le sue opere sono esposte nella pinacoteca del Centro Arte Singolare e Plurale e conservate nell’Archivio Mai Visti della Città di Torino.
Mauro Gottardo
La sua formazione nell’ambito della grafica, lo porta a lavorare per un periodo come tipografo. Opera in assoluta solitudine, con la dedizione di un amanuense medievale – e con un tratto inesorabile – disegna figure iperrealistiche o fortemente stilizzate. Traccia, con precisione caratteri tipografici impaginandoli con figure umane o animali, costruendo manifesti prodotti in veri e propri cicli narrativi, in cui impiega anni di lavoro. Nei lunghi rotoli, composti da strisce di fogli accostati, la ripetizione di un soggetto non è mai fine a se stessa, ma articola o punteggia lo svolgersi di un tema. In ogni suo lavoro ci sono colti riferimenti letterari, scientifici e storico-politici: sono crittografie cifrari, schedari in buste trasparenti, dossier in diverse lingue, oltre a quelli che lui definisce scotchages – collage fatti di pezzi di giornale presi e decontestualizzati -, custoditi in ampie cartelline. Ha esposto in diverse collettive.
Cosimo Cavallo, alias Fabio Elettroni
Dopo la formazione accademica si mantiene lavorando come educatore. A seguito di un periodo complesso, vive per strada e si concentra sulla sua pratica artistica, nella ripetizione ossessiva dei volti, delle forme floreali e zoomorfe. Quegli stessi volti, come i cervelli medusa e gli insetti, ripetuti all’infinito pian piano si srotolano come gomitoli in fili di biro, fino a contrarsi e liberarsi in scarabocchi. L’artista celebra le forme, le rispetta, perché sono veicolo con cui si rivolge all’invisibile. Ha partecipato a diverse collettive e le sue opere sono esposte nella pinacoteca del Centro Arte Singolare e Plurale e conservate nell’Archivio Mai Visti della Città di Torino.
Giorgio Barbero
Le opere di Barbero rappresentano uno scarto spaziale significativo fra un paesaggio dal carattere terrestre – un locus amoenus permeato da serena apertura formale – e un paesaggio astrale, tutt’altro che rarefatto, denso di particelle e di materia oscura “in espansione verso il futuro” attraverso la quale si muove un razzo in esplorazione. Da una parte l’imagerie che sembra legata ad uno stare ozioso e contemplativo, dall’altra il dinamismo eroico di un viaggio ai confini del cosmo. “Nella mia pittura rappresento satelliti spaziali, galassie ai confini del cosmo, momenti di espansione verso il futuro, un cosmo delle galassie da esplorare lontane anni luce. Io viaggio ai confini dello spazio, nella quarta dimensione, ed esploro i pianeti dei miei disegno sopra un razzo con tre propulsori…”. Ha partecipato a diverse collettive e le sue opere realizzate fra gli anni ’80 e ’90, provengono dall’Archivio dell’ex Centro Sociale Basaglia, ex Ospedale Psichiatrico di Collegno, ASL TO3, fra i partner del progetto Mai Visti ed Altre Storie.
memorabilia. Riccardo Banfi
Dal 18 ottobre 2024 al 4 giugno 2025 (apertura straordinaria 3 novembre h.15-18) è possibile visitale alle Fonderie Limone Moncalieri la mostra {...}
Custodire la scena
Dal 4 ottobre 2024 al 13 luglio 2025 presso il Teatro Carignano di Torino è possibile visitale la mostra Custodire la scena nell’ambito del {...}
Giulio Squillacciotti / A War Play
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